Castello di Ōsaka |
La pietra è eterna, immutabile e impegnativa da spostare, quindi non c’é da stupirsi se proprio gli ishigaki 石垣, le alte e imponenti mura dei castelli, sono le vestigia che meglio hanno resistito al tempo. Spesso sono proprio le mura in pietra che ci permettono di ricostruire la forma che aveva una fortezza, le sue dimensioni, la sua importanza.
Non solo la durevolezza del materiale, ma anche l’abilità dei costruttori, gli ishiku 石工, ha contribuito alla creazione di opere che hanno resistito al passaggio dei secoli e ai terremoti che in quei secoli si sono susseguiti (ricordiamo che il Giappone è un Paese fortemente sismico).
A differenza dei castelli occidentali, dove le mura erano un recinto posto a difesa del complesso interno o di un’intera città, in Giappone il ruolo principale degli ishigaki era di sostegno: le pietre sostenevano i fianchi delle montagne su cui erano costruiti i castelli, sostenevano i bastioni in terra che diventavano sempre più alti, sorreggevano gli edifici in legno di cui erano la base.
La pietra infatti impediva smottamenti e cedimenti, compattava la terra dei bastioni e lasciava defluire l’acqua portata dalle forti piogge senza che questa si mangiasse via anche il terreno.
Inoltre, la tecnica con cui si posavano le singole pietre, il modo accurato con cui venivano disposte e intessute tra loro, rendeva gli ishigaki particolarmente resistenti ai terremoti, che in Giappone, territorio sismico, sono molto frequenti.
Quando l’ishigaki era la fondamenta, lo zoccolo di pietra, su cui veniva costruito un edificio, spesso nascondeva al suo interno un primo piano difficile da individuare dall’esterno e che forniva un ambiente fresco, utilizzato come magazzino o cantina.
A seconda del grado di lavorazione delle pietre e dell’accuratezza con cui venivano disposte, possiamo individuare 6 modelli di posa in opera: nozura ranzumi 野面乱積, nozura nunozumi 野面布積, uchikomihagi ranzumi 打込接乱積, uchikomihagi nunozumi 打込接布積, kirikomihagi ranzumi 切込接乱積e kirikomihagi nunozumi 切込接布積み.
Ranzumi e nunozumi indicano rispettivamente un tipo di posa caotica (ran = conflitto, guerra) e una posa con una trama più ordinata (nuno = tessuto). Nozura indica le pietre utilizzate così come erano trovate nei campi (no = campo), uchikomihagi sono le pietre appena sbozzate e infine kirikomihagi è riferito a pietre ben lavorate (kiru = tagliare).
L’evolversi dei metodi di lavorazione della pietra e i miglioramenti nelle tecniche di costruzione hanno permesso di creare ishigaki sempre più alti e massicci. Queste tecniche sono andate perdute durante il lungo periodo della Pace Tokugawa (1603-1868), quando la costruzione di nuovi castelli e di alte mura non fu più necessaria, e anzi, anche le riparazini venivano trascurate.
All’arrivo degli occidentali alla fine del XIX secolo, si cercò di costruire nuove fortezze e nuove mura, magari utilizzando tecniche ispirate proprio all’occidente,ma il risultato non fu all’altezza del passato. Un esempio è il forte chiamato Goryokaku, nello Hokkaido, dove pietre perfettamente squadrate furono scalzate dalla loro posizione al primo teremoto…
Oggi gli ishigaki sono tenuti in grande considerazione e anche per essi è prevista una costante manutenzione.
Manutenzione delle mura del castello di Saga. Foto presa dal sito della città di Saga. |
Nessun commento:
Posta un commento