I castelli giapponesi possono raggiungere dimensioni monumentali e di conseguenza, la quantità di materiale necessaria alla loro edificazione poteva essere decisamente impegnativa. Per esempio, si conta che per le mura del castello di Ōsaka siano stati utilizzati più di cinquecentomila blocchi di granito.
Reperire una tale quantità di materia prima non era problema di poco conto.
In Giappone, il materiale da sempre più sfruttato é il legno: facile da lavorare e, in passato, anche facile da reperire. In origine, infatti, il 90% del territorio giapponese era coperto di foresta, ma a causa del grande utilizzo che ne veniva fatto, questa riserva si è andata assottigliando: pensate che, soprattutto nei primi secoli della storia giapponese, la capitale veniva spostata (e quindi ricostruita) ogni volta che moriva un imperatore.
Molto probabilmente fu proprio questa pratica che portò i giapponesi a ideare tecniche di costruzione che rendevano possibile smontare e rimontare un edificio. In questo modo è anche possibile intervenire su singole parti di una struttura, sostituendo un elemento danneggiato senza dover demolire tutto l’insieme.
Un'altra conseguenza della progressiva diminuzione delle riserve di legname fu che i carpentieri erano portati a migliorarsi continuamente: se all'inizio la quantità di scarti non era importante, nel XVI secolo un bravo falegname poteva vantarsi di ottenere fino a 12 assi da un unico tronco, qualunque fossero le sue dimensioni.
La pietra invece era considerata materiale di minor pregio. Il Giappone non ne era particolarmente ricco e, dopo un primo periodo in cui venne utilizzata nei monumenti funebri del periodo Kōfun (III-VI sec. d.C.), non la incontriamo più. Almeno fino al periodo Momoyama, quando viene sfruttata per le grandi mura in pietra (ishigaki 石垣) dei castelli, ma il suo scopo ora è soprattutto quello di fornire sostegno a terrapieni ed edifici di dimensioni sempre più importanti.
Questo massiccio utilizzo della pietra é anche un modo per far sfoggio della propria potenza economica o, nel caso dei grandi unificatori (i tenkabito 天下人: Nobunaga, Hideyoshi e Ieyasu), una scusa per assottigliare le risorse economiche dei daimyō a loro sottoposti. Infatti, una volta reperito il materiale, bisognava lavorarlo, ma soprattutto trasportarlo nel luogo di utilizzo, che poteva essere anche a centinaia di chilometri di distanza dal luogo dove veniva estratto.
In mancanza di materia di prima scelta, nessun problema: si poteva comunque riutilizzare parti di castelli pre-esistenti, che erano stati abbandonati o conquistati. Castelli e non solo. Per esempio, nello ishigaki del castello di Wakayama è possiile riconoscere anche una lanterna di pietra, di quelle utilizzate nei templi e che qui è stata trasformata in semplice masso da costruzione…
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