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Il plastico del castello di Himeji che si trova all'ingresso della stazione (foto del marzo 2012) |
Il castello di Himeji, costruito così come lo vediamo oggi in periodo Edo, comprende nel suo perimetro moltissime delle strutture tipiche dell'epoca moderna: oltre al tenshu, ci sono le torri o yagura (櫓), i cancelli in tutte le loro forme (e ne hanno molte, fidatevi!), i fossati, le alte mura in pietra, le pareti intonacate di bianco, gli elementi difensivi come le feritoie e le caditoie, i pozzi, i quartieri dove alloggiavano le truppe e dove dimorava la principessa Senhime, le tegole e gli shachihoko (鯱 le statue a forma di pesce che decorano il tetto dei castelli) e, per ultimo, ma non ultimo, il complicato intreccio delle vie d'accesso al mastio, elemento caratteristico dei castelli giapponesi.
La visita ad Himeji è un'occasione imperdibile, perché è il castello meglio conservatosi e più completo che abbiamo oggi.
Infatti, dopo che Tokugawa Ieyasu ebbe unificato il Giappone, lui e il suo clan inizarono ad emanare leggi volte anche ad impedire che i clan rivali diventassero una seria minaccia. Tra queste leggi vi fu quella che costringeva ogni clan a possedere un unico castello per provincia (la Ikkoku ichijō rei 一国一城令) o che impediva qualsiasi costruzione o ricostruzione senza l'esplicito permesso dello shogunato (contenuta nel Buke shohatto 武家諸法度).
E così, degli oltre 7000 castelli esistenti all'inizio del periodo Edo, molti furono demoliti e altrettanti andarono in rovina.
Durante il Bakumatsu, alla comparsa della nuova minaccia costituita da americani, russi ed europei, si costruì qualche nuovo castello, come quello di Matsumae o il Goryoukaku in stile occidentale, ma le spinte innovative e di modernizzazione del periodo Meiji, nonché la necessità di far quadrare i conti, portarono ad una nuova ondata di distruzione: i castelli, visti come edifici obsoleti, vennero abbattuti, venduti come legna da ardere o, per i più fortunati, assegnati al ruolo di caserme per il nuovo esercito nazionale.
Di contro il nazionalismo di epoca Shōwa e la ripresa del dopoguerra portarono alla ricostruzione di alcuni castelli con tecniche moderne, come quelli di Ōsaka e Nagoya, mentre altri vennero distrutti dai bombardamenti degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale (il già citato castello di Nagoya o i gusuku delle isole Ryūkyū, oggi note come l'arcipelago di Okinawa).
Una nuova epoca d'oro per i castelli giapponesi si è aperta nell'ultimo decennio: i loro fan -non solo giapponesi- si vanno moltiplicando e le città stanno riscoprendo il tenshu come proprio simbolo. Gli studi e i libri che ne trattano non si contano e, più o meno ovunque, sono in atto restauri e ricostruzioni che vogliono essere il più possibile fedeli all'originale.
Non solo: alcune città stanno costruendo dei tenshu ex-novo, là dove il castello originale non ne prevedeva uno. Anche questi nuovi tenshu vengono progettati rigorosamente con le tecniche dell'epoca passata.
Abbiamo visto quindi che la storia dei castelli giapponesi, oltre ad essere molto antica, non è nemmeno conclusa e su di loro c'è davvero molto da dire!
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