mercoledì 23 aprile 2014

Montagna, mare, pianura: ad ogni luogo la sua fortezza

This photo of Takeda Castle, in Asago is courtesy of TripAdvisor


Questa sera vorrei abbandonare per un attimo la storia e iniziare a parlarvi di come vengono suddivisi i castelli.

Abbiamo visto che possiamo classificarli cronologicamente: gli antichi castelli di montagna erano edificati prima del periodo Heian da immigrati coreani, i castelli medievali sono quelli che hanno visto la battaglia da vicino, mentre quelli moderni hanno patito più per il periodo di pace in cui sono sorti, che per gli assalti dei nemici.

Ma la principale suddivisione si basa sul territorio da essi occupato.
Abbiamo quindi castelli di montagna, o yamashiro 山城, castelli di pianura-e-montagna, o hirayamashiro 平山城 e castelli di pianura, o hirajiro 平城. Esiste anche una quarta tipologia, ovvero il castello d'acqua (mizushiro 水城) o di mare (umijiro 海城), ma essa può comprendere ed essere compresa in ciascuna delle altre tre. Quindi la potremmo definire una tipologia jolly.

I castelli di montagna, come dice il nome, sorgono su delle alture, sfruttando la natura stessa a fini difensivi.
Il termine "montagna" può trarci in inganno, perché a scuola abbiamo imparato che si tratta di un "rilievo di altezza non inferiore ai 600 metri". I castelli di montagna giapponesi raramente raggiungono, e tanto meno superano, questa quota minima. Il più alto è quello di Mino Iwamura 美濃岩村, nella prefettura di Gifu 岐阜 che sorge ad un'altitudine di 721 metri. Il secondo posto se lo guadagna quello di Takatori 高取城, con i suoi 583 metri slm.

I castelli di pianura-e-montagna si differenziano dai precedenti non tanto per una questione di altitudine, ma proprio per il modo in cui sono concepiti. Ho visto e sentito qualcuno tradurre hirayama con "collina", ma la traduzione corretta è proprio quella che distingue i due termini "montagna" e "pianura", infatti questo tipo di fortificazione include nel proprio perimetro entrambe le tipologie di terreno: un cuore principale più elevato e un perimetro pianeggiante che si può sfruttare per ampliare le difese e gli edifici di rappresentanza.

Infine ci sono i castelli di pianura che non hanno nemmeno una collina al loro interno e fanno invece uso di ampli fossati e terrapieni, planimetrie complesse e che hanno tra le loro funzioni principlai, quella di mettere in mostra l'opulenza del loro signore.

I castelli d'acqua sfruttano i fiumi, sorgono in riva ai laghi o al mare e spesso possono diventare vere e proprie isole quando i ponti che collegano i vari cortili alla terraferma vengono rimossi. Qualcuno li considera una categoria a sé, ma possono essere ben definiti castelli di montagna, se sorgono su altopiani a strapiombo sul mare, di pianura-e-montagna se l'acqua e i cortili più esterni circondano un cuore collinare o di pianura se sono nati nel mezzo di una landa piatta e priva di rilievi.

Si tende a vedere un a sorta di evoluzione da un tipo di terreno all'altro: i costelli di montagna sono i più antichi, mentre le grandi fortificazioni costruite in pianura sono l'ultima frontiera della strategia militare giapponese. In realtà non è così, e se è vero che i rilievi venivano sfruttati fin dall'antichità, bisogna ammettere che non hanno mai smesso di dimostrare la loro importanza come luoghi naturalmente facili da difendere. D'altro canto le residenze dei daimyō del periodo medievale erano costruite in pianura e fortificate in caso di necessità.

Prossimamente vedrò di parlarvi più approfonditamente di queste varie tipologie di castello, rimanete con me!

venerdì 18 aprile 2014

Le prime fortificazioni: quando il terrapieno era dalla parte...sbagliata.


         Come si può vedere dalla foto qui sopra, nei villaggi del periodo Yayoi, il terrapieno con la sua palizzata era costruito esternamente al fossato, rispetto al villaggio. 
          Normalmente ci aspetteremmo che fosse il contrario, ovvero che un nemico che voglia attaccarci, debba prima oltrepassare l'avvallamento e poi arrampicarsi fino alla palizzata.
         Questa disposizione ha lasciato perplessi gli studiosi e sono nate diverse ipotesi sul significato e l'utilizzo che potesse avere.

All'inizio si era pensato che il terrapieno fosse un sostituto della palizzata, ma gli scavi archeologici, soprattutto quelli eseguiti nei kangō shūraku, i villaggi fortificati, hanno mostrato che terrapieno e palizzata spesso si complementavano a vicenda.

Un' altra ipotesi considera la possibilità di scontri a distanza, ovvero che i difensori usassero armi da lancio per attaccare i nemici impegnati a scavalcare palizzata e terrapieno senza ruzzolare nel fossato. Il fossato inoltre aumentava la distanza tra i due schieramenti, permettendo a chi usava le armi da lancio, di farlo da una ragionevole distanza di sicurezza.
In questo caso, anche gli abitanti del villaggio rischiavano di divenire facili bersagli per le frecce lanciate da oltre la palizzata. Un’ipotesi su come si riparassero ci viene data ancora una volta dalla letteratura.

Nel Kojiki (712 d. C.) e nel Nihonshōki (720 d. C.), le due più antiche  e note cronache giapponesi, si parla degli inaki 稲城, tradotti letteralmente come “forti di riso”. Nel Nihonshōki ci vengono descritti come resistenti e solidi, cosa che cozza un po' con la nostra conoscenza della pianta del riso.
Si è ipotizzato che gli inaki fossero strutture fortificate dove veniva custodito questo cereale, ma gli studiosi adesso propendono per la possibilità che si trattasse di un tipo di fortificazione: covoni o fasci di paglia (warataba 藁束) ammucchiati e usati come riparo per rallentare e trattenere i proiettili nemici.
Più o meno lo stesso concetto dei sacchi di sabbia usati nelle moderne trincee, con la differenza  che i proiettili "catturati" dai covoni potevano essere riutilizzati dai difensori.







venerdì 11 aprile 2014

Le prime fortificazioni: villaggi d'altura e fortificati

This photo of Yoshinogari Historical Park is courtesy of TripAdvisor


I villaggi d’altura, in giapponese kōchisei shūraku 高地性集落, sono insediamenti che, come dice il nome stesso, si sono sviluppati su alture, generalmente tra i 100 e i 200 metri più in alto rispetto al terreno coltivato, probabilmente proprio per non sprecare suolo fertile in un territorio, come quello Giapponese, che è prevalentemente montuoso.
Questo tipo di insediamento, che compare già dal principio del periodo Yayoi, non presentava grandi elementi difensivi, a parte il fossato che ne circondava il perimetro.

I villaggi fortificati o kangō shūraku 環濠集落, (letteralmente villaggi circondati da un fossato), vedono la loro epoca di maggior sviluppo intorno al II secolo d. C., proprio il periodo che il Gishi Wajinden associa al regno di Himiko. 
Anche i villggi fortificati erano circondati da un fossato e la terra di risulta veniva utilizzata per la creazione di un terrapieno, al di sopra di questo terrapieno, come si vede nelle foto di Yoshinogari, era eretta una palizzata, come ulteriore elemento difensivo.

In entrambe le tipologie di insediamento sono state trovate tracce che fanno pensare a scontri: terra bruciata, punte di freccia e accette di pietra.

Per oltrepassare il fossato e accedere al villaggio si utilizzava un ponte di legno, che poteva essere rimosso in caso di avvistamento di nemici nelle vicinanze.

Un ulteriore elemento di difesa era rappresentato da uno o più fossati scavati perpendicolarmente rispetto al perimetro del villaggio. In giapponese viene chiamato tatebori 竪堀, ovvero fossato verticale: da qui era possibile far rotolare grosse pietre sugli assalitori che usavano questa via per avvicinarsi.

Un altro modo per rendere difficili le cose ai nemici, era allineare orizzontalmente, sul terreno, una serie di alberi con i rami appuntiti e rivolti verso l'esterno creando così un'ulteriore sbarramento. Questo tipo di elemento difensivo viene chiamato sakamogi 逆茂木, ovvero "alberi ribaltati".

E' interessante notare che sia i tatebori che i sakamogi continueranno ad essere utilizzati anche nei castelli di epoche successive, in particolare in periodo medievale.
Non solo: la differenziazione tra fortificazioni costruite sulle alture, che sfruttano il terreno come principale difesa, e quelle che invece nascono e si espadono sul terreno pianeggiante, si può riconoscere durante tutta la storia dei castelli giapponesi!

Una differenza che invece ha causato diversi grattacapi agli archeologi sta nella posizione dei terrapieni che, in periodo Yayoi, si trovano... dalla parte sbagliata rispetto al fossato.

Ma di questo vi parlrò la prossima volta! 




giovedì 10 aprile 2014

Le prime fortificazioni: i siti del periodo Yayoi


Per trovare gli antenati più antichi dei castelli giapponesi, dobbiamo tornare indietro fino al periodo Yayoi, intorno al III secolo a. C.
Di fatto, scavi effettuati nel sito Jōmon di Sannai Maruyama, nella prefettura di Aomori, hanno portato alla luce tracce attribuibili a fortificazioni ancora più antiche, risalenti anche al V millennio a. C., ma questa ipotesi deve essere studiata approfonditamente prima di venir confernata o smentita.
Invece, le testimonianze del periodo Yayoi sono sufficienti ad avvalorare l'esistenza di strutture difensive attorno ai villaggi dell'epoca e rendono la teoria della nascita delle fortificazioni in questo periodo, la più accreditata dagli archeologi.
Gli scavi effettuati in siti come Yoshinogari, nella prefettura di Saga, o Ōtsuka presso Kanazawa, ci mostrano agglomerati composti dalle tipiche abitazioni interrate, ma anche edifici rialzati che possono aver avuto svariate funzioni: magazzino, luogo di culto, torre di avvistamento. Un fossato circoscriveva il perimetro del villaggio e terrapieni sormontati da palizzate in legno completavano le difese.

Il parco storico di Yoshinogari. Foto gentilmente concessa da TripAdvisor (This photo of Yoshinogari Historical Park is courtesy of TripAdvisor)

Descrizioni che rievocano questo tipo di insediamenti si trovano anche nelle fonti scritte.
In Giappone la scrittura è stata introdotta solo nel VII secolo d. C., ma la prima menzione del regno degli Wa -antico nome dato dai cinesi al Giappone- compare nel Gishi Wajinden 魏志倭人伝, all'interno di un'antica cronaca cinese, lo Wei Zhi, databile al 297 d. C.
Il passo è breve, circa 2000 caratteri, ma vi si fa accenno ai primi contatti tra il regno degli Wei e il popolo degli Wa, ai più di 100 kuni クニ in cui esso era diviso e alla regina Himiko
Di Himiko viene detto che
risiedeva in un palazzo circondato da torri e steccati, con guardie armate in costante allerta.
Questa descrizione si adatta alla perfezione ai villaggi che gli archeologi definiscono "villaggi circondati da un fossato": kangō shūraku, 環濠集落.
Ma le indagini archeologiche hanno portato ad identificare anche un altro tipo di sito, definito "villaggio d'altura": kōchisei shūraku 高地性落.

Della differenza tra questi due tipi di insediamento vi parlerò venerdì sera, tornate a trovarmi!

sabato 5 aprile 2014

Una panoramica sui castelli giapponesi: il castello che conosciamo


Il plastico del castello di Himeji che si trova all'ingresso della stazione (foto del marzo 2012)

Il castello di Himeji, costruito così come lo vediamo oggi in periodo Edo, comprende nel suo perimetro moltissime delle strutture tipiche dell'epoca moderna: oltre al tenshu, ci sono le torri o yagura (櫓), i cancelli in tutte le loro forme (e ne hanno molte, fidatevi!), i fossati, le alte mura in pietra, le pareti intonacate di bianco, gli elementi difensivi come le feritoie e le caditoie, i pozzi, i quartieri dove alloggiavano le truppe e dove dimorava la principessa Senhime, le tegole e gli shachihoko (鯱 le statue a forma di pesce che decorano il tetto dei castelli) e, per ultimo, ma non ultimo, il complicato intreccio delle vie d'accesso al mastio, elemento caratteristico dei castelli giapponesi.

La visita ad Himeji è un'occasione imperdibile, perché è il castello meglio conservatosi e più completo che abbiamo oggi.
Infatti, dopo che Tokugawa Ieyasu ebbe unificato il Giappone, lui e il suo clan inizarono ad emanare leggi volte anche ad impedire che i clan rivali diventassero una seria minaccia. Tra queste leggi vi fu quella che costringeva ogni clan a possedere un unico castello per provincia (la Ikkoku ichijō rei  一国一城令) o che impediva qualsiasi costruzione o ricostruzione senza l'esplicito permesso dello shogunato (contenuta nel Buke shohatto 武家諸法度).
E così, degli oltre 7000 castelli esistenti all'inizio del periodo Edo, molti furono demoliti e altrettanti andarono in rovina.
Durante il Bakumatsu, alla comparsa della nuova minaccia costituita da americani, russi ed europei, si costruì qualche nuovo castello, come quello di Matsumae o il Goryoukaku in stile occidentale, ma le spinte innovative e di modernizzazione del periodo Meiji, nonché la necessità di far quadrare i conti, portarono ad una nuova ondata di distruzione: i castelli, visti come edifici obsoleti, vennero abbattuti, venduti come legna da ardere o, per i più fortunati, assegnati al ruolo di caserme per il nuovo esercito nazionale.
Di contro il nazionalismo di epoca Shōwa e la ripresa del dopoguerra portarono alla ricostruzione di alcuni castelli con tecniche moderne, come quelli di  Ōsaka e Nagoya, mentre altri vennero distrutti dai bombardamenti degli Alleati durante la Seconda Guerra Mondiale (il già citato castello di Nagoya o i gusuku delle isole Ryūkyū, oggi note come l'arcipelago di Okinawa).

Una nuova epoca d'oro per i castelli giapponesi si è aperta nell'ultimo decennio: i loro fan -non solo giapponesi- si vanno moltiplicando e le città stanno riscoprendo il tenshu come proprio simbolo. Gli studi e i libri che ne trattano non si contano e, più o meno ovunque, sono in atto restauri e ricostruzioni che vogliono essere il più possibile fedeli all'originale.
Non solo: alcune città stanno costruendo dei tenshu ex-novo, là dove il castello originale non ne prevedeva uno. Anche questi nuovi tenshu vengono progettati rigorosamente con le tecniche dell'epoca passata.

Abbiamo visto quindi che la storia dei castelli giapponesi, oltre ad essere molto antica, non è nemmeno conclusa e su di loro c'è davvero molto da dire!

venerdì 4 aprile 2014

Una panoramica sui castelli Giapponesi: l'inganno del tenshu

Il tenshu del castello di Ōsaka
Tempo fa, parlando con degli amici di cosa vedere durante un viaggio in Giappone, mi sconsigliarono il castello di Himeji, perché era in restauro e non era possibile entrarvi. Feci presente che solo il tenshu, il torrione principale, era chiuso al pubblico e loro ribatterono che, oltre a quello, non c'era nulla da vedere.
Rimasi sconvolta.

Parlando di castelli giapponesi quasi tutti pensano non solo a delle costruzioni risalenti a un determinato periodo storico, l'epoca moderna, ma addirittura li associano ad una struttura in particolare: l'alto tenshu, il bianco e aggrazziato mastio che, come un top-model, fa bella mostra di sé su riviste, libri d'arte e pagine web.

Ma se consideriamo il castello in quanto fortificazione, in esso c'è molto più del suo mastio (che, ad essere onesti, in molti castelli non fu nemmeno costruito). E la loro storia, come in ogni nazione del mondo, risale indietro fino agli albori della civiltà.

A partire dalla fine del secolo scorso, gli archeologi  hanno iniziato a portare alla luce i resti di diversi "villaggi fortificati" risalenti al periodo Yayoi che possono essere considerati le prime fortificazioni della storia giapponese.
Un esempio famoso è Yoshinogari (吉野ヶ里), provincia di Saga, nel Kyūshū del nord, ma se ne trovano in tutto il Giappone.
A questo tipo di agglomerati probabilmente si riferisce lo Wei Zhi, la "Cronaca degli Wei" (c.a. 297 d.C.), una delle cronache dei regni cinesi, nonché la prima a fare riferimento al Giappone, quando parla dei 100 regni di cui era composto.
Nel VII secolo, temendo un'invasione coreana, vengono edificati i castelli definiti 'antichi castelli di montagna' (古代山城 kodai yamashiro) o 'castelli in stile coreano' (朝鮮式山城 chōsenshiki yamajiro), perché edificati con l'aiuto di manodopera immigrata dalla Corea, e il mizuki (水城) di Dazaifu, sempre nel Kyūshū.
All'VIII secolo risale il castello di Taga (多賀城), uno dei castelli di confine costruiti nello Honshu come difesa e base per la pacificazione degli emishi.
Dei castelli si ritorna a parlare alla fine del periodo Heian, con gli scontri tra i clan di samurai che porteranno alla creazione del bakufu di Kamakura.
In questo periodo e per tutto il medioevo i capi dei clan militari si costruiranno residenze, le yakata (館), facilmente fortificabili in caso di necessità, ma verso la fine del periodo Muromachi e con l'intensificarsi degli scontri, a queste residenze signorili, verrà sempre più spesso affiancato un castello costruito sulle alture, in cui ritirarsi per affrontare un assedio.
Quando queste guerre diventeranno continue, in periodo Sengoku, anche le fortificazioni passeranno dall'essere temporanee a permanenti, ma solo con l'ascesa al potere di Ōda Nobunaga il tenshu asumerà il suo ruolo di simbolo della potenza del signore e il castello inizierà a mostrare la forma che oggi conosciamo.

....

Ritornate domani per leggere il resto di questa breve panoramica sui castelli giapponesi!

martedì 1 aprile 2014

Lo scorrere del tempo e il Giappone

Prima di iniziare a parlare dei castelli, lasciate che vi dia una veloce infarinatura sulla cronologia giapponese, così, anche se non siete nipponisti o nippofili, potrete seguirmi quando parlerò di Periodo Sengoku, castelli medioevali, guerre Ōnin e via dicendo.

LE ERE GIAPPONESI
Innanzitutto i giapponesi hanno un modo di contare gli anni diverso dal nostro. Se noi usiamo una numerazione volendo infinita, in Giappone esistono delle ere ben definite, identificate dal loro nome (元号 gengō o 年号 nengō). In passato, il nome dell'era poteva cambiare in qualsiasi momento e la numerazione ricominciava. Dal 1868 è stato deciso che nome e durata corrispondano a quelli dell'imperatore regnante.
Questo metodo è quello ufficiale utilizzato ancora oggi, anche se spesso alla data giapponese è affiancato l'anno del calendario gregoriano: 平成26年 (2014) ovvero 26° anno dell'Era Heisei.

La conversione è molto semplice. Conoscendo il primo anno di un'era (potete trovare qui una lista chiara e completa) basta sottrarvi 1 e aggiungere il numero dell'anno giapponese.
 Esempio: Il primo anno dell'era Heisei cade nel 1989. Se dobbiamo convertire Heisei26 avremo:           1989 - 1 + 26 = 2014
Per approfondire l'argomento, Wikipedia in inglese vi offre un ottimo articolo.


 I PERIODI STORICI
Anche i periodi storici possono avere durate e confini diversi a seconda della nazione cui si riferiscono. Ecco qui le differenze con il Giappone:

Preistoria: fino a circa il 4000/3000 a. C.
                 in Giappone:  fino al V/VI sec. d. C.
Antichità: dal 3000 a. C al 476 d. C.
                 in Giappone: 古代 kodai - peridodi Nara ed Heian (710-1185)
Medioevo: 476 d. C. - 1492 d. C.
                 in Giappone: 中世 chūsei - periodi Kamakura e Muromachi (1185-1568)
Età Moderna: 1492-1815
                 in Giappone: 近世 kinsei - periodi Azuchi-Momoyama ed Edo (1568-1868)
Età Contemporanea: dal 1815 ad oggi
                 in Giappone: 現代 gendai - dal periodo Meiji ad oggi (1686->)

Quindi, un castello del 724, se si trova in Giappone sarà considerato antico, mentre in Europa sarà medioevale.


I PERIODI GIAPPONESI
La storia giapponese viene infine divisa in una serie di periodi di minore durata:

Periodo Jōmon 縄文時代: c.a. 10000 a.C. - 300 a.C.
                          letteralmente periodo del "Disegno a Corda" per il tipico disegno che decorava la ceramica.
Periodo Yayoi 弥生時代: 300 a.C. - 250 d.C.
                          prende il nome dall'area di Tōkyō dove gli archeologi scoprirono i primi reperti risalenti a quest'epoca.
Periodo Kofun 古墳時代: 250 d.C. - 538 d.C.
                          letteralmente delle "tombe antiche", dalla tipica sepoltura monomentale a forma di buco della serratura diffusa in questi anni. Lo uji Yamato inizia la propria graduale ascesa.
Periodo Asuka 飛鳥時代: 538 - 710
                          É il periodo dei primi contatti con la Cina, dell'introduzione del Buddhismo e della scrittura.
Periodo Nara 奈良時代: 710 - 794
                          prende il nome dalla prima capitale "fissa" costruita in stile cinese (precedentemente, alla morte di un imperatore, per motivi religiosi, il luogo veniva abbandonato e la capitale trasferita).
Periodo Heian 平安時代: 794 - 1185
                          Prende il nome da Heiankyō, la moderna Kyōto. Il nome significa letteralmente "capitale della pace": il trasferimento fu voluto per sfuggire all'influenza ormai troppo pesante dei templi buddhisti di Nara, ma il periodo non fu tutto sommato così pacifico. In questi secoli fiorisce la coltura di corte e vengono scritti i grandi romanzi delle dame di corte. Il periodo viene diviso in due a partire dal 894, quando l'influenza del clan Fujiwara diventa preponderante.
Periodo Kamakura 鎌倉時代: 1185 - 1333
                          il potere passa nelle mani della classe militare, Minamoto Yoritomo trasferisce il governo a Kamakura, dove crea il suo bakufu, presieduto da un capo militare, lo shōgun. La corte imperiale continua ad esistere a Heian, che rimane capitale ufficiale; il ruolo dell'imperatore, considerato discendente divino, è quello di legittimare il governo.
Periodo Muromachi 室町時代: 1336 - 1573
                          l'imperatore Go Daigo cerca di riportare il potere nelle mani della corte imperiale, ma viene tradito da Ashikaga Takauji, un potente signore feudale che lo aveva inizialmente sostenuto. Takauji, sconfitto il bakufu di Kamakura, sposta il governo nel distretto Muromachi, a Heian, e da vita ad un nuovo bakufu noto come  Muromachi o Ashikaga.
  •  Periodo Nanbokuchō 南北朝時代 (1334-1392)  periodo delle Due Corti o, letterlamente, delle Corti del Sud e del Nord. Dopo essere stato destituito da Takauji, Go Daigo fugge a Yoshino, dove stabilisce la propria corte e inizia uno scisma che vede due imperatori regnare contemporaneamente.
  •  Periodo Sengoku 戦国時代 (1467-1573) un periodo di continue lotte e scontri tra i daimyō, i signori feudali.
Periodo Azuchi-Momoyama 安土桃山時代: 1568 - 1603
                          prende il nome dalle colline Azuchi e Momoyama dove Oda Nobunaga e Toyotomi Hideyoshi costruirono i rispettivi castelli. Nobunaga e Hideyoshi sono i primi due grandi unificatori che riusciranno a portare sotto il proprio controllo la quasi totalità dei daimyō e quindi ad unificare, appunto, il Giappone.
Periodo Edo 江戸時代: 1603 - 1868
                          chiamato anche periodo Tokugawa. Il potere viene preso da Tokugawa Ieyasu che unifica definitivamente il Giappone sotto il proprio clan. La sede del bakufu viene trasferita a Edo, città controllata da Ieyasu nonché l'odierna Tōkyō. Il periodo è caratterizzato da una  politica isolazionista, il Giappone si chiude su se stesso rifiutando qualsiasi contatto con il mondo esterno.
  • Bakumatsu 幕末 (1853-1867) gli ultimi anni dello shōgunato Tokugawa, quando ormai le potenze occidentali si sono affacciate alle coste giapponesi e il potere militare inizia a sfaldarsi.
Periodo Meiji 明治時代: 1868 - 1912
                          Viene restaurato il potere dell'imperatore e il Giappone inizia il... breve percorso per dimostrare all'Occidente il proprio valore. In sole 4 decadi, da paese isolato e arretrato, riesce a diventare una delle maggiori potenze mondiali.
Periodo Taisho 大正時代: 1912 - 1926
                           il periodo della grande guerra.
Periodo Shōwa 昭和時代: 1926 - 1989
                          il periodo del militarismo, la Seconda Guerra Mondiale, le bombe di Hiroshima e Nagasaki e l'occupazione Ameriana. La ripresa.
Periodo Heisei 平成時代: 1989 ->
                           

Spesso le date dei periodi sono indicative, differenti studiosi possono posticipare o anticipare una data di qualche decade (per esempio in un libro il periodo Yayoi viene compreso tra 300 a.C. e 300 d.C., in un altro 250 - 250, in un altro ancora viene posticipato al 200 a. C. ...), e diverse discipline (archeologia, arte, storia, religione...) possono avere idee diverse su dove mettere i paletti del passaggio da un periodo all'altro.
Ma indicativamente ritengo che queste siano indicazioni sufficienti  a permettervi di orientarvi nella storia di un paese lontano come è il Giappone. 

Non perdetevi!