Se cerchiamo il termine
nawabari 縄張り in un qualsiasi dizionario bilingue, la traduzione che ci verrà proposta è "
territorio", se ne cerchiamo il significato su internet, molti siti ce lo esplicheranno usando immagini di gatti che marcano, appunto, il proprio territorio.
Ma in architettura questo termine ha una valenza diversa e più antica.
Nawabari è composto dai kanji
nawa 縄 (corda) e
hari 張り, che deriva dal verbo haru 張る, ‘tendere’ e si riferisce alla pratica, tipica dell'
architettura tradizionale giapponese, di riportare direttamente sul terreno il progetto che poi i costruttori seguiranno. In questa accezione può essere tradotto letteralmente come "delimitare per mezzo di corde" o anche come "segnare tramite corde".
Nel caso dei castelli, il
nawabari andava oltre la semplice progettazione di ciascun
edificio, ma comprendeva l'intero complesso fortilizio e anche, quando
sarà il tempo, la sua
jōkamachi, la città che sorge attorno ad esso. Una volta scelto il luogo dove sarebbe sorta la fortezza, era tempo di pensare alla sua
planimetria,
alla disposizione delle corti (
kuruwa 郭), delle mura e dei fossati, alla dislocazione delle difese, dei passaggi e degli
edifici.
La
complessita del
nawabari di un castello era essa stessa parte delle sue difese, contemplando percorsi intricati, vicoli ciechi e tragitti pensati allo scopo di portare i nemici nei punti dove sarebbero stati più vulnerabili.
Del
nawabari facevano dunque parte, oltre agli edifici come torri (
yagura 櫓) e palazzi (
yashiki 屋敷), anche i fossati (
hori 堀) e i terrapieni (
rui 塁), le ripide mura in pietra (
ishigaki 石垣), gli angoli da cui era possibile attaccare i nemici da più direzioni (
yokoya 横矢), gli accessi (
koguchi 虎口) e i cancelli (
mon 門) disposti in modo da nascondere le truppe in attesa e così via.
Gli spazi che i progettisti avevano a disposizione per questo tipo di labirinti difensivi potevano variare molto, alcuni esempi possono andare dai 20 chilometri quadrati di Hikone ai quasi 100 di Kumamoto fino agli oltre 1000 di un castello importante come Edo.
Come dicevo sopra, a rientrare nel piano del
nawabari non era solo il castello vero e proprio, ma anche sua
jōkamachi 城下町, la sua città. Infatti, abitazioni e quartieri erano attentamente suddivisi e posizionati, non solo gerarchicamente, con i guerrieri di rango più alto vicini alle corti interne e le varie classi di cittadini via via più lontante, ma anche strategicamente.
Un esempio significativo sono i
templi a cui era riservato il perimetro più esterno. In quell'epoca anch'essi possedevano una propri forza armata ed erano fortificati. Concedendo loro di edificare all'esterno della città, il signore del castello otteneva di una prima linea difensiva ben addestrata e a costo zero…