martedì 20 dicembre 2016

Ishigaki: mura che sostengono e innalzano


Il castello di Marugame nello Shikoku è famoso per le sue alte mura

Gli ishigaki 石垣 sono uno degli elementi più famosi e affascinanti dei castelli giapponesi. 
Le alte mura in pietra che ci accolgono all'approssimarci ad una fortezza di periodo Momoyama o Edo (o ai suoi resti) ci colpiscono per la loro presenza massiccia, così in contrasto con l'architettura tipica del Giappone antico e medievale fatta di edifici bassi, dalle pareti scorrevoli in legno e dalle finestre in carta di riso.

I castelli invece erano il luogo dove riparare dagli attacchi nemici e il tramite con cui il signore di un feudo metteva in mostra la propria forza economica e politica.

Ishigaki significa letteralmente 'recinto' (gaki 垣) 'di pietre' (ishi 石), ma ciò che viene designato con questo termine può avere molte forme e funzioni

Bitchu Matsuyama è uno yamashiro, un castello di montagna
I suoi ishigaki si aggrappano alla roccia del monte
su cui è stato costruito
ishigaki sono le pietre che rinforzano il fianco di una montagna su cui è stato costruito uno yamashiro 山城, sono le mura a sacco che delimitano i kuruwa 廓, i cortili interni, sono le fondamenta del tenshu (tenshudai 天守台) e delle torri (yaguradai 櫓台), sono le mura che fiancheggiano e danno forma ai fossati.

Non tutti i castelli possono vantare le alte mura in pietra che incontriamo in fortezze moderne come Ōsaka, Kumamoto, Himeji e via dicendo. I forti più antichi, risalenti a prima del periodo Sengoku, non avevano necessità di difese così imponenti e permanenti e in quei secoli le tecniche di costruzione erano ancora inadeguate.
Ciò nonostante sono stati ritrovati i resti di mura risalenti addirittura al VII secolo.

Mura riscoperte e in fase di restauro ad Azuchi
Il periodo di maggior proliferazione dei castelli coincide con il periodo Sengoku, quando la guerra era divenuta una condizione quotidiana ed era necessario approntare difese solide e non momentanee. Tradizione vuole che sia stato Oda Nobunaga, signore di Azuchi, a impiegare per primo i muratori (ishiku 石工) di Anō che in precedenza avevano servito i monaci nella fortificazione dei loro templi. Prove storiche hanno dimostrato che in realtà molti altri castelli possedevano ishigaki ben prima della costruzione di Azuchijō. 

Degli oltre 7.000 castelli sorti nel XVI secolo, oggi rimangono pochi esempi. Il successivo periodo Edo, con la sua lunga pace e il potere saldamente in mano ai Tokugawa, ne ha favorito la scomparsa: la ikkoku ichijō rei 一国一城令, l'ordine di avere un unico castello per provincia, ha portato alla demolizione della quasi totalità di queste fortezze. Inoltre non era possibile eseguire lavori di manutenzione senza il permesso dello shogunato. A questo si sommavano incendi, tifoni, terremoti...
Tutti questi fattori hanno fatto sì che pochi degli edifici, abitativi e non, siano giunti fino a noi.

Mura ricoperte dalla vegetazione al castello di Kannonji
Per quanto riguarda gli ishigaki il discorso è diverso. Anche se le pietre potevano essere (ed erano) utilizzate in altre costruzioni, la maggior parte di queste mura sono sopravvissute e si trovano sparse in tutto il territorio giapponese.
Spesso sono inglobate nel tessuto cittadino oppure riposano al di sotto del piano di calpestio,  coperte dall'ammodernamento della città e dall'incessante avanzare del tempo. Oppure giacciono nascoste nei boschi e sui monti, perse in mezzo alla vegetazione rigogliosa, dove appassionati, storici e gente comune può incontrarle durante un'escursione.

Esse ci permettono di indovinare la forma di un'antica fortificazione o di meravigliarci davanti all'ampiezza di un fossato o alla perizia dei maestri che le hanno innalzate.


Uno yaguradai a Marugamejō. La torre che vi era costruita
ormai non esiste più, ma le sue fondamenta sono rimaste.
Nel corso dei secoli le capacità tecniche sono andate migliorando e le mura si sono fatte più alte e meglio strutturate. I primi ishigaki erano eretti con pietre trovate nella zona, ammassate con maestria, ma senza alcun tipo di lavorazione, in uno stile chiamato nozurazumi 野面積み. Dopo il 1600 prende piede uno stile chiamato uchikomihagi 打込み接ぎ: le pietre vengono ora sbozzate per meglio incastrarle le une con le altre. Questa tecnica consente la creazione di mura più alte e più lisce, in cui gli avversari trovavano meno appigli e da cui i daimyō potevano far sfoggio del proprio potere economico: trovare, lavorare e mettere in posa una tale quantità di pietre non era cosa per chiunque.

In periodo Edo (1615-1867) la costruzione di nuove mura è anche un modo con cui i Tokugawa mantenevano sotto controllo i propri vassalli: questi ultimi venivano infatti incoraggiati a competere tra loro nel fornire le pietre per i castelli dello shogun, con conseguente dispendio di energie e denaro. (ne ho parlato in questo post)
Le pietre sono sempre meglio lavorate, vengono tagliate e squadrate e incastrate in modo quasi perfetto in uno stile chiamato kirikomiagi 切込接ぎ. 

Okayamajō - un angolo di uno ishigaki scoperto al di sotto
dell'attuale piano di calpestio e lasciato in vista in un'appo-
sita area per permettere ai turisti di visitarlo.
Ma più la pace Tokugawa si prolunga nei secoli, meno sono necessarie difese imponenti e trucchi politici per scoraggiare rivolte e attacchi da parte dei daimyō sottomessi. Adesso gli ishigaki sono vestigia del passato, amati dagli appassionati dei castelli e simbolo di un'epoca di grande splendore e potenza. Un'epoca che richiama sempre più interesse e infatti, in assenza degli edifici originali da far visitare, sono molte le località che attirano i turisti rendendo fruibili al pubblico le aree dove essi sorgevano e le mura su cui si innalzavano.

Ma di turismo, AR (realtà aumentata) e ricostruzioni parlerò in un prossimo post.

















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