![]() |
Castello di Ōsaka - fossato |
L'acqua può essere una nemica insidiosa e un'alleata preziosa, lo sapevano bene i costruttori dei castelli che la utilizzavano per i loro fossati.
Anche i Giapponesi sfruttavano al meglio questo elemento e le loro fortezze avevano almeno un fossato interno (uchibori 内堀) e un fossato esterno (sotobori 外堀). Ma il numero poteva essere ben più grande.
Vario era anche l'uso che ne facevano.
I fossati (hori 堀) erano usati per delimitare le varie corti di un castello, per creare percorsi ingannevoli, vicoli ciechi e trappole per gli inseguitori (come abbiamo visto nel caso dei fossati asciutti), ma anche per fini più pratici come il trasporto delle merci via acqua o la bonifica di un terreno. Ad esempio posso citare Edo, la moderna Tōkyō, che sorge su un terreno originariamente paludoso: la terra scavata per crearne i fossati fu usata per innalzarne la spiaggia. Se così non fosse stato, probabilmente adesso, al posto della grande metropoli moderna ci sarebbe ancora un acquitrino...
Ad ogni modo, l'uso più comune rimane quello difensivo. Non era infatti semplice superare queste distese d'acqua che avevano un'ampiezza media di 25 metri. In castelli di daimyō importanti come i Tokugawa, questa misura poteva raggiungere anche i 50 metri, mettendo in mostra la potenza economica del signore del paese.
![]() |
Castello di Ōsaka - fossato |
Continuando a parlare di dimensioni, la lunghezza di un fossato era legata al tipo di castello e al grado del signore che vi regnava.
Edo, quartier generale del bakufu Tokugawa, ovvero del clan che governò il Giappone per 250 anni, aveva un fossato lungo 16 chilometri. Ad Himeji, il castello più famoso e meglio conosciuto nel mondo, il fossato raggiungeva solo i 6 chilometri.
Mi resta ancora di parlarvi dei fondali di un fossato, ma mi tengo l'argomento per un nuovo post. Per ora vi auguro buna lettura!
Nessun commento:
Posta un commento