domenica 30 marzo 2014

Da dove vengo e dove voglio portarvi

A cavallo tra il 1999 e il 2000, preparandomi per l'esame d'arte giapponese all'università, mi imbattei in una prima, breve descrizione dei castelli giapponesi, non più di un paio di pagine nel libro "L'arte del Giappone" di Miyeko Murase, e in una foto del castello di Himeji, il più famoso tra essi.
Intorno al 1543, alcuni di loro [commercianti, esploratori e missionari portoghesi], diretti in Cina, fecero naufragio sulla costa meridionale del Giappone, stabilendo così per caso il primo contatto tra gli isolati giapponesi e gli europei, [...] I moschetti dei naufraghi portoghesi vennero immediatamente copiati dai giapponesi e l'introduzione di queste armi alterò in modo significativo la conduzione delle guerre, come pure la natura dell'architettura militare  [...]. Divennero allora urgentemente necessarie delle difese sufficientemente robuste da resistere alla potenza delle nuove armi. I capi militari eressero perciò delle strutture difensive fortificate mediante fossati e robuste pareti in muratura. Molti capi militari si costruirono dei castelli nelle province natali, concepiti non solo come inespugnabili fortificazioni, ma anche come splendide vetrine a riprova della loro forza economica e militare. [...]
In questo passo Murase descrive i castelli di  un determinato periodo storico, quelli eretti in poche decine di anni che cadono grossomodo tra il 1576 e il 1616.
Ma come erano costruiti, nello specifico? Quanta parte avevano avuto davvero i portoghesi nella creazione di questi capolavori d'arte? Come erano le strutture difensive giapponesi prima dell'arrivo degli occidentali?
Quante domande mi erano sorte, guardando quella foto e leggendo quella descrizione!
E così, già il primo anno di università avevo deciso su cosa avrei fatto la mia tesi di laurea e, nonostante intoppi e ritardi, riuscii a portare a termine il mio progetto. 

Dopo la laurea l'amore non è scomparso, ma la vita mi ha fatto relegare questa passione tra i sogni da cullare e vezzeggiare solo di quando in quando.
Almeno fino all'anno scorso, quando mi è stato chiesto di seguire un'amica che si laureava in architettura affrontando il mio stesso soggetto.
Seguendo lei ho scoperto che nella nostra penisola i castelli giapponesi non sono affatto conosciuti. Questo nonostante negli otto anni trascorsi dalla mia laurea, sia in Giappone che in America, essi abbiano attirato un sempre crescente nugolo di appassionati.
Non solo, in Giappone è in atto una vera e propria riscoperta del castello in quanto simbolo della città, con ricostruzioni, restauri, studi sempre più approfonditi, gare di visite ai castelli e addirittura una collana di fascicoli pubblicata dalla DeAgostini Japan!

Mi è parso giusto presentare queste fortezze anche all'Italia. All'inizio avevo pensato di farlo con un libro, ma poi ho optato per un blog che è sicuramente più facile da condividere. Perché ciò che mi spinge a lavorarci è proprio la voglia di condividere questa passione  con tutti quelli che capiteranno da queste parti!

E così, un po' alla volta, vi parlerò dei castelli, ma anche dell'architettura giapponese, dell'arte e, perché no, della lingua.
Nella speranza che anche voi possiate amarli come li amo io.